lunedì 10 agosto 2009

1994


Il mucchio

Ho sparato nel mucchio
stanotte.
Le voci, le urla. Il silenzio.
L’acqua limpida
nell’ora di pausa
si colora di rosso.
Sono nel mucchio,
da solo.
Soave e leggero
guardo la notte

13/01/94


Quiete

E poi ritorna la quiete,
ritorna quando di voci fedeli
l’eco rimane e appena smorzati
gli umori consueti.
Ritorna a noi che ancora cerchiamo
un posto per riposare.

20/01/94


Mio fratello suona il flauto

Nella sabbia serpeggiano,
tra abiti bianchi, le note.
Le sento, ora lontane, ora vicine.
Mio fratello mi guarda, mi scruta,
mi racconta delle sue donne,
in stile libero si lancia in sonate di Mozart e Beethoven.
Mio fratello suona il flauto,
terzo negli occhi si china su un fianco,
lascia cadere sulle spalle i capelli
e le note per terra.
I gesti, quelli consueti, mordono le labbra.
Mi guarda, mi offende,si scusa
E il panino se lo mangia da solo.

14/01/94



L’equipaggio

L’equipaggio è pronto.
All’orizzonte fugge un altro giorno.
Un fischio, il vapore,
la febbre che sale.
Si parte.
Ognuno al suo posto,
ordine e disciplina.
E’ gente comune,
che lavora, respira, suda
e salva l’anima quanto possibile.

24/10/94


Nel nulla

Nulla nel nulla,
come sempre parole.
Ancora e poi ancora,
non è mai troppo tardi
per finire nel nulla.
Nulla per nulla,
fin che non busseranno alla porta,
per portarti nel nulla.
Nulla di nulla,
come sempre queste parole
finiranno nel nulla.

15/02/94



Il poeta e la musa

Ne ho piene le tasche
di matrici, integrali, rotori,
elettroni eccitati e lacune.
Lungo la costa frammenti di amici.
E inseguo la musa
sulla cresta dell’onda
che lontano respira.
Vive nel sonno di un smarrito,
che corre lungo la costa,
aspettando da sempre
il silenzio perfetto.

15/06/94



Dopo la pioggia

E’ notte e scrivo e piove.
Il buio il passato circonda.
Goccia dopo goccia,
nel suolo finisce la pioggia.
Un triste veleno,
rimasto in gola,
racconta l’immenso
di un lurido cielo
dopo la pioggia.

21/03/94



Camelot

Bruno è il giorno
di dicembre nell’aria,
di un bosco a morire.
Camelot è in fiamme.
Chiamate Artù, fatelo bere.
Ginevra sorride
nel suo abito bianco,
che ne risalta i colori.
E ombra è la seta
come un ricordo di terre lontane,
come Lancillotto,
Tristano e Merlino.
Chiamate Artù, fategli bere
il sangue nel Gral,
già santo in dicembre.
Camelot brucia,
il bosco muore come un mare in bollore.
Chiamate Artù, fatelo bere
senza rimpianti,
tanto poi arriva la primavera
passa l’estate, ritorna Natale.


20/12/94

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