lunedì 23 marzo 2009

Palasport di Montecatini maggio 93


A proposito di mail del periodo milanese, una delle mail che mi hanno fatto piu’ ridere me la mando' Simone (detto Chinaski), non potevo non metterla sul mio blog, come ho detto a lui…

Palasport di Montecatini maggio 93


Ora, l'unica cosa di cui non sono sicuro è l'anno, poteva essere il 91 come il 93: si tratta comunque dell'anno in cui uscì "gli spari sopra", uno dei migliori album del blasco. Mi premunisco due mesi prima dei biglietti, faccio una cernita degli amici a cui può interessare, e l'unico che mi ci viene è il pecoro. Dopo due mesi si giunge alla data del concerto, che era a maggio. Decidiamo di andarci in treno, visto che il palasport di Montecatini è vicino alla stazione ferroviaria, e di tornare con un treno speciale che doveva partire subito dopo il concerto. Partiamo nel primo pomeriggio dopo avere fatto spesa all'Esselunga: confezione da 4 di Adelscott e una bottiglia di vodka liscia. Le adelscott partono nel viaggio, la vodka ce la facciamo fuori davanti al palasport (a stomaco quasi vuoto, l'errore...) ed entriamo. All'epoca queste performances alcoliche erano all'ordine del giorno, fatto sta che entriamo al palasport, già assai gremito: io scavalco le transenne per vedere se trovo posto sul parquet, quando sento qualcuno che urla "bastardo, bastardo, dove vai?", qualcuno mi tocca, mi volto e mi accorgo che ci sono un gruppo di persone che mi sta insultando. "Ma lo lasci così il tuo amico?" mi fanno: io mi volto e vedo il pecoro, che era rimasto indietro, sdraiato in terra. Lo raggiungo e vedo che si è collassato e comincia a vomitarsi addosso. Lo trascino in bagno, lui vomita, mi vomita anche addosso, cerco di bagnargli il viso, ma non si riprende proprio. Esco, lo adagio per terra fuori dell'uscita, sembriamo due fattoni, ci vede anche un gruppo di viareggini che riconosce lo Ste “Ma guarda, il pecoro si sente male" fanno, con lo sguardo che in realtà dice "non sapevo che fosse un drogato" io sono costretto a chiamare a gesti un ambulanza, che, senza troppi complimenti, lo carica sopra e lo porta (ci porta) al pronto soccorso. Arriviamo e sentiamo commenti tipo "ecco i primi, vai!!!" (non è che i fans di vasco godano di grande fama nei pronti soccorsi). Sdraiano lo Ste sul lettino e gli fanno una serie di domande sommarie, a cui lui, completamente rincoglionito, risponde sempre di sì (come ti chiami? - hai bevuto? - hai fumato?- ti sei calato qualche pasticca? - ti sei fatto? ) Io cerco di spiegare che ha bevuto troppo e basta, ma questi dottori mi guardano con lo sguardo ironico ("ah ah ah, senti l’amico del tossico, magari si sono fatti insieme") e procedono a fargli una specie di lavanda gastrica molto rapida, seguita da alcune iniezioni di Narcan o Narcam, non ho mai capito, comunque qualcosa contro gli eccessi da stupefacenti. Restiamo lì per qualche ora, lui mezzo svenuto sul lettino e io intento a smoccolare per il concerto perso e tutta la situazione, dopodiché veniamo cacciati perché effettivamente i fans del blasco hanno riempito il pronto soccorso. Il treno speciale per il ritorno era perso, ci facciamo mezza Montecatini io in canottiera (la maglia era piena di vomito, me l'ero tolta) col pecoro appoggiato alla spalla che barcollava, e non so come raggiungiamo l’altra stazione della città: c'è Montecatini centrale e scalo, una è quella vicina al Palasport, l'altra è quella che raggiunsi, perché ci partiva il primo treno utile, verso le sei della mattina seguente. Verso le due di mattina, però, sdraiati nel piazzale della stazione tra le puttane, i trans e i drogati, lo Ste in un barlume di lucidità mi fa: "chiamo casa mia, sento se ci vengono a prendere, sto troppo male". Raggiungiamo una cabina telefonica (non era ancora tempo di cellulari), mi faccio cambiare mille lire in spiccioli da una puttana (molto gentile, vedendo in che stato era lo Ste si offrì di chiamare un taxi per portarci al pronto soccorso -"già stati, grazie" le risposi, sorridendo), e chiamo casa del pecoro, parlo io pensando che la voce del figlio, nelle condizioni in cui era, allarmasse troppo la famiglia. Mi risponde la mamma, io le dico se possono venirci a prendere perché "Stefano ha avuto una congestione, nulla di grave signora, non si preoccupi" quando il coglione ha un guizzo, prende la cornetta, e fa "pronto mamma broooooo" e parte uno smash di vomito sulla cornetta del telefono. "Stefano, Stefano, come stai" sento che urla la Nicla (la mamma), ed io parlando con la cornetta vomitosa le spiego dove venirci a recuperare. Dopo tre quarti dora arrivano i genitori dello Ste, con uno spettacolare Giuliano (il padre) che trascorre tutto il ritorno rompendo una lunga litania di bestemmie con la solita affermazione, rivolta alternativamente alla moglie e a me "te lo dicevo, che è un imbecille!!!"La serata, però, non è finita: arrivati al casello di Viareggio non si riesce più a trovare il biglietto dell'autostrada: in un crescendo wagneriano di moccoli e accuse alla moglie e al figlio, santini senior è costretto a pagare la tratta Taranto-Viareggio (la più lunga, per chi non può dimostrare da dove è entrato) per totali 64000 lire. Finale: io ho rivisto il concerto di Vasco Rossi un mese dopo in compagnia di Boy Lollo, del baldo e del pieruccione a Empoli. Lo Ste penso che non abbia più sentito una canzone di Vasco fino ad oggi. La signora Nicla mi ha telefonato, per più di un mese, di nascosto, dicendomi in lacrime :"Simone, giurami che Stefano non si droga"Il signor Giuliano non ha modificato il suo pensiero sul primogenito. Bei tempi...

Alla prossima Chinaski

giovedì 19 marzo 2009

La peruviana


Recentemente ho ritrovato qualche mail scritta nel mio periodo milanese. Quella che leggerete sotto e’ relativa all’ultimo periodo, quando vivevo con i miei due amici, anche loro di Viareggio, in Viale Papiniano nel centro di Milano. Avevo ribattezzato la triade come “Tre Culi in affitto”, con riferimento al vecchio telefilm “Tre cuori in affitto”. I nostri nomignoli erano Il Merlo (Nicola), da “Il Merlo Maschio” (il film con Lando Buzzanca) per una storica prestazione sessuale su una panca da pesi. Boy Lollo (Lorenzo), da Boy George, perche’ in questo caso di prestazioni sessuali non vi era traccia. Il mio era Duccio, ma di questo ne parleremo un'altra volta.

La peruviana

Ieri ha fatto il suo debutto la nuova domestica dei Tre culi in affitto. La signorina e' peruviana, si chiama Veronica e non e' quella che potremmo definire una gran femmina, almeno questo e' quanto mi hanno detto, dato che chi scrive non ha mai avuto il piacere di conoscerla. La peruviana e' stata scelta da Boy Lollo e non poteva essere altrimenti. Del resto poteva andare peggio, Boy Lollo poteva scegliere un domestico e credo che nessuno si sarebbe sorpreso. La sera prima ero rimasto a cena in Brianza. I miei coinquilini avevano lasciato una breve lettera alla donna delle pulizie. Immagino la scena e vedo la leggendaria scena della lettera del film "Toto Beppino e la malafemmina", anche perche' questa maledetta malafemmina latita.
La mattina seguente vedo adagiata sul tavolo questa letterina che porta la firma in calce del Merlo, anche se lui non si attribuirà la farina di quel sacco, scaricando il barile sulle fragili spalle Boy Lollo. Ma la firma e' del Merlo, per giunta quanto scritto e' dispotico e solerte, ovviamente; direi vagamente latifondista. Questo e' quanto la carta canta.

Ciao Veronica,
Sono da pulire cucina, ingresso e bagno. I detersivi sono sotto il lavello. Facci sapere per favore, se ne manca qualcuno.
Grazie, Nicola
Un seguace del Ku Klux Clan non avrebbe scritto di meglio nella sostanza. Della serie "io son io e voi non siete un cazzo", come disse il Marchese del Grillo.
La signora ha recepito il messaggio, ha fatto il suo lavoro con parsimonia, tant' e' che il Merlo si e' dichiarato soddisfatto e tutti sanno che la cosa non avviene regolarmente come un tramonto. La sera sono rientrato dal lavoro per primo e sul tavolo, nel retro del suddetto biglietto, ha trovato la fantastica risposta della peruviana che vi riporto testualmente e in forma integrale.


Ex sr Lorenzo
Sai qua no se po pulire in 2 ore. io e fato 4 ore oggi perque se trova troppo exporco lei
dica se va bene non se fa niente in due ore.

-manca strazo veleda yalo
-manca brilla accaio
-sgrassatore smac menta
-per pulir il vetro vetril
-per pulire il pavimento
-paio guanti 8

PT.sr lorenzo no pasa acqua perque ese del bano e debuto palar tanti volta. Grazie

Non e' esagerata? Il mio pensiero era stato una pastura di sentimenti, dei più diversi e variopinti. Dal classico ed inevitabile "si comincia bene", al "siamo riusciti a far incazzare anche una peruviana", per finire con quello che nasce dal basso ventre, tipo "ma che cazzo vuole... lo sgrassatore alla menta? Ma vaffanculo".
In ogni modo non si poteva che darle ragione, anche perché i due antisemiti avevano chiesto effettivamente troppo. Faccio notare che Veronica ha scritto Ex Sr Lorenzo, quell’ Ex Sr e il nomignolo Boy Lollo sono un tutt'uno.
Quanto fin qui narrato era solo l'inizio di una sera uggiosa che, ahimè, ben presto e' indecorosamente scivolata su altri toni.
Dopo aver comprato quanto richiesto dalla colf, tranne lo smac menta, ho deciso di raggiungere il Merlo dalla parrucchiera, la nota Julien, un posto geneticamente "omoaffettivo", che chiude alle ventidue, quando iniziano a brillare le stelle della notte milanese. Una volta arrivato a Moscova inizio a cercare il negozio, per le strade c'era solo qualche extra-comunitario che all’ora del TG, rimane solo al pascolo nella Milano da bere. Non ricordavo esattamanete dov'era, ma alla fine riesco a trovare Julien, non senza difficolta'. Appena entrato vedo il Merloche stava flirtando con il parrucchiere. Ma com' era questo provetto Edward mani di forbice? Il giovane era certamente un sangue misto, più bisex che gay in purezza. Non bello, direi quello che può definirsi un tipo, un po' tozzo, in jeans e maglietta nera strapazzata che ne lasciava nuda la spalla, stivali neri che non alteravano il ricercato cattivo gusto. Mi ricordava Scialpi, ma non era molto Rock and Rolling, direi piuttosto la via Maestra tra il punk e la new age berlinese, con tanto di ciuffo mesciato sulla chioma nera che ricordava una pantegana bionda pronta per gettarsi tra le braccia di un virile ratto.
Ho aspettato il mio turno nello stesso stato d’animo di Nicolas Cage in Leaving Las Vegas. Alla fine comunque usciamo soddisfatti entrambi, per il Merlo diventerà una sera da ricordare, dopo avrebbe infatti visto il lavoro svolto dalla peruviana.
Edward aveva ben servito i giovin donzelli. Il Merlo portava con disinvoltura un taglio underground, che gli donava molto, anche se lo faceva un Merlo senza ali, che non è poi così diverso da un uomo, che per godere, si fa bucare invece di pungere. La cosa che ricorderà anche l’asfalto, era la falda, che quasi verticale, gli colava dolcemente sull'occhio, come una velo sulla fondo schiena di una vergine. Io con un taglio corto e parecchio arruffato, specchio dell'anima persa.
La sera ormai aveva preso una certa direzione e mentre nel palato scivolavano le orecchiette alle cime di rapa, la tv trasmetteva i "Fantastici cinque", un Real Tv dove cinque gay curano aspetto, modi e quanto altro di un pessimo truzzo. Ma quando tutto sembrava ormai perduto, quando ormai mi sentivo l’ostia appiccicata al palato, senza Vin santo da ingollare, c' e' stata una tanto inaspettata, quanto improvvisa impennata di testosterone. Il Merlo aveva tirato fuori dal frigorifero un qualcosa che doveva assomigliare al sanguinaccio o se preferite biroldo: aveva un' aspetto che contemplava al tempo stesso un barzotto uccello di cavallo e un Alien bambino alla Ridley Scott; un blob che sembrava avere vita propria. Faceva paura affettarlo, scene viste solo nelle sale cinematografiche anni cinquanta. Troppo maschio. In tv in "Due sul divano” c'era il Califfo, che e’ tutto tranne che gay, finalmente, accompagnato dal suo miglior imitatore. Poi la stessa trasmissione ha proposto tutta una serie di mezzi attori, alcuni persino divertenti. Abbiamo chiuso degnamente con Markette, dove nella fanta diatriba politica tra il ciccione di Giuliano Ferrara e Gad Lerner è apparso come un angelo venuto dalla quarta dimensione l’ormai grigio Gian Franco Funari con la sua fetta di Mortadella sotto l’ascella. Era giunto anche per i Tre culi il momento di andare a letto.

PS: lo smac menta non e' mai stato trovato

martedì 17 marzo 2009

Il Verme



Ho trovato una busta.
In un cassetto l'ho sorpresa.
Riposava,
sola e indifesa russava.
Carta gialla, logora, puzzolente.
Una piuma di rubino l’aveva violentata.
Ormai era passato tanto tempo,
il fiato del grido si era perso.
Ombre di mani, di calli secchi tra le righe,
come parole non scritte.
Piano, fate piano.
Silenzio.
Nessuna traccia di dolore,
solo gocce di una vita sfiorata.
Sopra c'era scritto:
quando il verme
ha divorato lo stomaco,
per le vene risale
fino al cervello.
A quel punto
c'è un solo modo per
eliminarlo.

02/10/2002

In four and four eight


Avevo raccolto qualche frase celebre in "inglese maccaronico", ve le propongo cosi' come le ho trovate.

A Londra, una signora milanese conquista la celebrità usando l'espressione in four and four eight, pensando di dire "in quattro e quattr'otto".
Sempre a Londra una ragazza italiana teorizza un inglese di mezz'età agitandogli le dita sotto il naso e gridando Do yourself to do for the misery!, sua personale traduzione di "Datti da fare per la miseria!" (aneddoto raccolto presso l'Usis di Milano)
Uno studente milanese presso un'università americana esclama Do you want to put? , che, secondo lui, significa "Vuoi mettere?" (ibidem)
A Kabul un giornalista della Rai insiste presso la guida locale: I want to go coast to coast!; il poveretto, naturalmente, risponde che l' Afganistan non ha sbocchi sul mare, ed è perciò difficile andare "da costa a costa". Alla fine si scopre che il visitatore intendeva dire "Voglio andare costi quel che costi"

Un gioco istruttivo, consigliato ai viaggiatori: annotate gli avvisi che gli alberghi rivolgono alla clientela internazionale. Eccone alcuni raccolti qualche anno fa dalla Air France per il divertimento dei passeggeri.

You are inivited to take advantage of the chambermaid. (Giappone)
Traduzione letterale: "Siete pregati di abusare della cameriera".

Ladies may have a fit upstairs. (Hong Kong).
Traduzione letterale: "Le signore possono subire un attacco di convulsioni al piano di sopra".

Drop your trousers here for best results (Tailandia).
Traduzione letterale: "Calate i pantaloni qui per i risultati migliori"

venerdì 13 marzo 2009

L’inglese, questo sconosciuto



In questi giorni un gruppo d’inglesi e’ qui a Pisa per un workshop su una nuova attivita’ che mi vede coinvolto. Le mie disgrazie linguistiche sono iniziate circa un anno fa, quando mi dissero: c’e’ da fare questa cosa e il tuo referente sara’ un indiano che lavora a Coventry. E' stato come mi avessero detto che dovevo impiccarmi sotto il Ponte dei Frati Neri a Londra come Licio Gelli.
L’attivita’ in questione riguardava i test automatici e il massimo esperto era appunto l’indiano Sid. Mi doveva spiegare tutto. Vista la mia conoscenza dell’inglese avrei preferito andare a fare arselle sul Canale della Manica. All’inizio e’ stato un delirio: ho passato ore al telefono capendo poco di piu’ di una mazza. Era un continuo “can you speak more slowly, please?” O peggio “I'm sorry, can you repeat that?” Ma come mi diceva un collega, dopo che te lo hanno ripetuto tre volte devi dire per forza che hai capito, anche se non hai capito un cazzo.
Poi la cosa mi ha preso e mi son detto proviamoci, magari e’ la volta buona che imparo un po’ d’inglese. Mi dicevo: se l’ha imparato Zola ce la posso fare. Ho cominciato a studiare l’inglese seriamente, perche’ tra l’altro mi piace e vorrei parlarlo, ma sono negato per le lingue, italiano compreso. Mi hanno suggerito di leggere e guardare film in inglese, cominciando da qualcosa di semplice, come i cartoni animati per bambini. C’e’ un canale su Sky che si chiama Disney in English. La prima volta che ho provato a guardarlo c’era un cartone animato che aveva come protagonista un gregge di pecore. In mezz’ora non hanno detto una parola. Spesso il destino e’ beffardo. Il bello e’ che quando ti sembra di capire qualcosa ti lanci in cose improbabili, soprattutto se come me sei soggetto a fare stronzate. Una volta in ascensore ho incontrato un giapponese. Cosa mai potevo scazzare nel tempo che passa per fare 2 piani? Dopo uno scambio veloce volevo dirgli good luck e invece ho detto good look. Il giapponese mi ha salutato sorridendo e guardandosi il vestito. Comunque al lavoro tra alti e bassi, deliri e figure color marrone sono riuscito ad andare avanti.

Per fortuna che l’indiano si e’ dimostrato una persona eccezionale, tecnicamente supersonico, disponibile, paziente e soprattutto mi capiva. A fine agosto sono andato una settimana a Coventry e finalmente ho conosciuto Sid.
Al primo meeting c’era Sid, uno spagnolo e due donne madre lingua. Quando parlava l’indiano o lo spagnolo capivo abbastanza, o almeno cosi’ mi sembrava. Ma quando prese la parola una delle due donne le mie poche certezze svanirono nella sua voce, che per me era poco piu’ che rumore. Cazzo, parlava con un tono a ½ dB, non muovendo nemmeno le labbra, sembrava un ventriloquo. Mi ricordo quando chiesi a Sid dov’e’ il cesso. Sid mi accompagna… insomma mi sono ritrovato in un cesso enorme con i vespsiani a pisciare con Sid, a due tazze di distanza mentre mi raccontava che la sede di Coventry sarebbe stata rasa al suolo entro marzo.
Questa settimana c’e’ stato il match di ritorno, ma sapevo che non potevo contare sul fattore campo. Tra i partecipanti al workshop c’era pure un tipo che avevo conosciuto a Coventry. Un incrocio tra Ricky Cunningham di Happy Day e Tobey Maguire, l’attore che interpreta l’uomo ragno, entrambi con qualche kg di troppo. E’ il tipico inglese inespressivo con un look molto anglosassone, con tanto di falda anni ’70. Ma la cosa piu’ assurda era che aveva la stessa camicia a maniche corte che aveva d’agosto. Al primo meeting mi sembrava di capire abbastanza, poi a un certo punto ha preso la parola un tipo che quando parlava sembrava masticasse un petto di pollo. Poi e’ intervenuto il product manager… era un altro ventriloquo. Quando parlava l’unica cosa che si muoveva era il collo stile pellicano, dove sicuramente stava il resto del pollo. Ah, l’uomo ragno e’ stato impassibile per tre ore di fila, ma almeno stava in silenzio.
Ieri poi ho avuto un incontro un po’ piu’ dettagliato sul lavoro da fare. Ho cercato di spigare al responsabile tecnico, tra l’altro pure lui indiano, la nostra proposta, in particolare la diffocolta’ a realizzare una certa cosa. Credo che abbia capito perche’ alla fine mi ha detto sorridendo: Ok, mi segno che questa cosa la fara’ Luca. Insomma una volta che riesco a mettere due parole in fila correttamente l’ho presa nel culo.
Alla fine anche l’uomo ragno mi ha fatto una domanda. Era una domanda del cazzo, ovviamente.
Volevo dirgli: "You can’t have the bottle full and your wife drunk!", ma son certo che non l’avrebbe capito.
Quello che ho capito io e’ che la strada e’ ancora lunga, o vado a vivere per un po' in Inghilterra, magari da Zola, oppure loro fanno dei meeting un po’ piu’ lenti, tipo lettura fonetica.

giovedì 5 marzo 2009

Metodo Longo


Un paio di settimane fa un mio amico si e’ operato di emorroidi. Adesso e’ alle prese con un post operazione fastidioso. Ho avuto pure io la mia esilarante esperienza.
Correva l’anno 2001, avevo il culo a pezzi ormai da tempo e decisi che era il momento d’intervenire. Un paziente di mio suocero medico si era operato in una clinica di Parma dove praticavano una tecnica innovativa: il Metodo Longo. Decisi di provare e fissai la visita. La clinica era fuori citta’ nella campagna parmense, un posto molto sobrio e professionale, come il dottore che mi visito’. Ebbi un attimo di terrore, quando mi disse: “si spogli”, mentre si metteva il guanto in lattice. E’ incredibile come questi dottori facciano una diagnosi molto accurata mettendoti un dito nel culo. Mi tenne il dito in culo poco piu’ di 10 secondi e poi mi fece una relazione di 10 minuti. Comunque mi disse che bisognava intervenire e mi fisso la data dell’operazione.
La sera prima dell’operazione avrei dovuto farmi una bella purga e la mattina restare digiuno per arrivare in clinica con le budella belle pulite.
In quel periodo lavoravo a Milano, mi alzai molto presto e poi digiuno imboccai l’autostrada A1, direzione Parma. Era autunno e la padana risplendeva in tutta la sua tristezza. Non mi passava piu’ e mi fermai all’autogrill. Comprai una confezione da 10 di fiesta snack, promettendomi di mangiarne una sola. Arrivai alla clinica puntuale e con 5 fiesta nelle budella. Una volata in camera l’infermiera mi chiese: "si e’ depilato?", "Assolutamente no" risposi. Pochi minuti dopo arrivo un’altra infermiera, era una biondina sulla trentina. Se mi avessero detto che un giorno avrei desiderato che una donna mi levasse le mani dalle palle, gli avrei riso in faccia. Invece ero li’, con un pisello ridotto ai minimi termini, sudato, impaurito e speravo solo che finisse. Ma cazzo vorrei vedere voi con una donna che vi passa il rasoio sui coglioni.
Neanche il tempo di godermi il mio culetto da trans che rientra la prima infermiera con una siringa in mano. Era l’anestesia totale. E pensare che ero convinto di fare un day hospital.
Mi risvegliai molte ore dopo, nel tardo pomeriggio rincoglionito a palla, non mi faceva male il culo, ma la gola. Mi avevoano rasato il culo e le palle per farmi le tonsille? Poi mi dissero che mi avevano intubato per quello avevo dolore. Quando chiamai casa mi presi la mia dose d’insulti, perche’ era dalla mattina che mi cercavano, non avevo detto che dovevo fare l’anestesia totale, ma non lo sapevo nemmeno io. La notte passo’ tranquilla, grazie anche al residuo effetto dell’anestesia. Ma il bello doveva ancora arrivare.
Da buon coglioncello dopo tre giorni ero di nuovo al lavoro, adesso col cazzo che lo rifarei. Comunque, nonostante stessi tutto sommato bene, avevo dolore quando andavo in bagno, ma il problema grave era che mi sembrava di avere ancora due palle al culo dopo aver cagato. Avevo chiamato il dottore incazzato e avevo fissato l’appuntamento per il venerdi’. Mi giravano parecchio i coglioni, tra l’altro belli lisci, perche’ non capivo cosa cazzo mi avevano fatto e imprecavo contro quel Metodo Longo, anche per i miei ricordi universitari. Infatti, Longo era anche il nome del professore dell'esame di elettrotecnica all'universita', un pezzo di merda. Cosa dovevo aspettarmi?
Casualmente dovetti andare in bagno prima della visita. Puntualmente il dolore apparve insieme alla sensazione di avere quattro palle. Poco dopo eravamo ancora li’, io a peora sul lettino e il dottore con il suo guanto. Mi mise il dito in culo e mi chiese come va? Cazzo stavo bene. Fu un attimo drammatico, perche’ da maschio non potevo accettare di stare bene con un dito nel culo, ma quella era la realta’. Mi stavano crollando le mi e certezze, quando il dottore mi spiego’ che si era formato un leggero prolasso post operazione e che al momento dava lo stesso effetto delle emorroidi. Lui mettendomi un dito nel culo aveva ricollocato il prolasso al suo posto e il dolore era sparito. Alla fine il dottore mi disse che nel giro di qualche settimana il prolasso sarebbe sparito, nel frattempo avrei dovuto infilarmi un dito nel culo dopo aver cagato. Grazie dottore.