giovedì 18 giugno 2009

Cronaca di una morte annunciata


Ecco un'altra email che doveva essere pubblicata su questo blog. Era un sabato di qualche anno fa, ricordo che nel tardo pomeriggio avevamo fatto l'asta della Troy Cup al bar del mercato dei fiori. La sera c'era il rione Darsena dove Stanley ci regalo' una grande prestazione, magistralmente raccontata nella email sottostante dal Merlo.


Solo i fatti. Illustreremo solo i fatti. Il nostro era già in grande forma al suo arrivo al CRO.
Stato alcolico interessante, di gran lunga. L'aspetto non era dei migliori, turbante e gota rossa dipinta, ma questo è "as usual".Ha continuato a bere cubalibre...neanche accorgendosi di cosa beveva, si presume. E' finito in terra diverse volte, ma questo fa parte del divertimento alcoolico.
Veniamo a noi. Verso l'una e mezza, mi offro di accompagnarlo a vomitare.
Andiamo dietro la Pesa, e mentre si infila le dita in gola tre o quattro tipi lo riconoscono: cominciano a fotografarlo gottante, al che lui, espletata l'opera, inizia uno sputo selvaggio verso di loro, almeno 8/9 torcini ben lanciati. Passato il quarto d'ora di "sto meglio, ora", comincia a stressare di voler essere accompagnato a casa. Ride, casca, implora e si incazza.
Mentre insiste violentemente, lollo è chiamato da una tipa.Ci si mette a parlare. Il nostro, per farsi portar via (il boy aveva la macchina), aggredisce lollo mordendolo a un braccio. Riesco a separarlo, lascio lollo al solito fraseggio a centrocampo e mi avvio col nostro sottobraccio verso la di lui macchina,posizionata dice, al mercato dei fiori. Evidentemente era a quello della frutta. Lo trascino dal CRO a Scintilla, un peso morto, biascicava due concetti:"che figura, qui faccio il colloquio a tutti" , "se mi porti della topa, la trombo". Arrivati finalmente alla twingo, gli chiedo le chiavi per poterla guidare.Non mi risponde, e ricomincia a vomitare. Un tipo vestito da biancaneve ci chiede se abbiamo bisogno di aiuto. Fatta anche 'sta gottata, e pulitosi come sempre al vestito, mi dice di frugare nei calzini. Le chiavi erano lì.Lo carico in macchina, di peso, mi metto alla guida e infilo la chiave: la macchina non parte. Provo molte volte, sembra ingolfata.
Il nostro mi infama continuamente..."portami a casa, portami a casa...".Provo a chiamare lollo, ma il centrocampista non ha portato il telefono. Tattica zero.Bene, mi prendo il nostro sottobraccio e lo porto, via ponte di Pisa, a casa mia.
Un viaggio lunghissimo. IL nostro è peso, e non stava proprio in piedi. Nel tragitto vomita altre due volte. Arrivati finalmente a casa, lo piazzo sulla smart. Sarà la macchina fighetta, ma appena montato gli vieneun altro conato. Lo spingo fuori e rivomita.
Infine lo accompagno al Norge ("dove è prima dello zara o dopo?" "boh...").Apro la porta, si butta sul letto e me ne vado.

1 commento:

mickey ha detto...

tutto vero. per la verità non posso dire il contrario. i ricordi sono pochi, ma nitidi.rimane una delle serate decisive della mia vita.sicuramente un tassello importante nella grande opera I dolori del giovane Stanley (da domani in omaggio con Il Corriere della Versilia) avevo della merda da tirare fuori. per lo più l'ho vomitata.

aggiungo che il giorno dopo mi svegliai sostanzialmente per l' inizio del corso. ricordo la passeggiata sul mare e quella sensazione tipica < cazzo, mi sa che ho esagerato>.
ero sempre vestito da Sceicco Bianco.al posto dello stomaco, un ricordo ed un viso reso ancora + sofferente dalla biacca oramai spalmata ovunque. la gente mi guardava incuriosita. pensava fossi pronto per il corso, ignara che fossi in quello stato dalla sera precedente e non avessi la forza per cambiarmi.
all' imbrunire raggiunsi la Twingo ( + di 2 ore per il tragitto Città Giardino - Stazione Vecchia). Mi ricordo 2 the caldi in 2 bar e tanta sofferenza.troppa.

Strange love
Strange eyes, Strange love
That's my love goes

Stanley