lunedì 29 giugno 2009

Parcheggio


L’estate è iniziata e la versilia è stata invasa da quelli che chiamiamo bagnanti o villeggianti, i soliti lucchesi, fiorentini, pistoiesi e pratesi; quest’ultimi spesso riconoscibili dall’inguardabile sandalo con calzino bianco. Nel fine settimana la spiaggia sembra un puzzle di Mordillo e il problema del parcheggio è un vero e proprio incubo. Domenica la darsena era invasa da biciclette, scooter, moto e macchine, parcheggiate in tripla fila, sui marciapiedi, sugli alberi e sulla pista ciclabile, alla faccia di chi come me si becca la multa quando c’è il lavaggio della strada e non trovando posto è costretto a parcheggiare alla cazzo. Per fortuna di luglio e agosto il lavaggio è sospeso, ma resta il problema del parcheggio e non solo nel fine settimana. Io abito in una via centrale di Viareggio e quando arrivo la sera dal lavoro trovare un parcheggio decente è impossibile. Dopo il tipico quarto d’ora passato a girare come la merda nei tubi, parcheggio nei soliti posti dove so che non mi fanno la multa, fottendomene del fiorentino di turno che puntualmente si affaccia alla porta per dire che sono troppo sul marciapiede e non ci passa con la bicicletta. Quando scendo dalla macchina e sento “icchè tu fai?” rispondo: “spiribindi”, aspettando l’inevitabile “è” per dire “puppa” e proseguire per la mia strada senza voltarmi indietro. Tipicamente il fine settimana giro in bici. Capita però di dover prendere l’auto, parcheggiata a fatica vicino casa il venerdì sera, per poi lasciarla a qualche km poche ore dopo, al rientro da una cena. Sabato quando sono rientrato c’era solo un posto sull’angolo della strada, ma memore di quanto accaduto l’anno prima, ho evitato. L’anno scorso, infatti, al rientro da una cena prendo la bimba e la porto a letto, mentre mia moglie parcheggia l'auto. “Dove hai parcheggiato?” chiedo. “E’ parcheggiata un po’ male, ma è qui vicina”. La mattina dopo esco con la bimba, faccio due passi e all’angolo, dall'altra parte della strada, vedo un anziano che inveisce contro il nulla. Aveva uno di quei carrelli a due ruote per aiutarsi a camminare, avendo evidenti problemi di deambulazione. Il vecchio era davanti ad una macchina parcheggiata sull’angolo, che gli ostruiva il passaggio; lo guardavo e mentre aveva iniziato a sbattere il suo carrello contro la macchina, realizzo che quella era la mia macchina. Mi tornano in mente le parole della sera prima “è parcheggiata un po’ male…” . Prendo Giulia e gli dico: “aspettami qui, non ti muovere”. Attraverso la strada di corsa, bestemmio, mentre il vecchio si stava avventando sul tergicristallo. Arrivo di corsa e afferro il tergicristallo sperando di salvarlo. Era troppo tardi. Un attimo dopo mi trovo il tergicristallo in mano conteso dal vecchio che schiumava rabbia. “Che cazzo fai” gli grido. ”Guarda come ha parcheggiato questo coglione” mi risponde. “Questo coglione sono io” replico incazzato e impotente. Mi prendo il tergicristallo, lo mando a cagare e gli sposto la macchina. Torno da Giulia che affatto spaventata e piuttosto incuriosita, storcendo la testa mi chiede: “cosa aveva quel signore?” la guardo sorridendo e rispondo: “chiedilo a quel genio della mamma".

Nessun commento: