giovedì 23 ottobre 2008

Acquarello


Si mostra nuda alla sera la città,
sguardi stanchi e mani umide
nel tepore del crepuscolo galleggiano.
Calpestiamo erba che di asfalto si colora,
respiriamo polveri sottili e le passioni
le abbiamo seppellite da tempo.
Chiudiamo una porta, apriamo la doccia.
Vapori, sorrisi e quante storie,
quante vite mai incontrate.
E quel vivere diviene sopravive
in alveari di cemento.
Perle d'acqua sulla pelle,
Aria e amori viziati nelle stanze,
luci accese, sesso negli angoli in ombra.
La tv, piedi nudi, un piatto di pasta e pazzia,
leggiadra, sottile pazzia.
Siamo giovani e pieni di erezioni,
siamo carne che cerca carne.
Pascoli di persone,
che impugnano calici, spade
e frasi fatte facendole sue.
La città consuma i suoi riti tribali,
incurante degli equinozi
e della loro impronta sorda.
Acque acide, politicanti e spazzatura.
Nei locali intrecciamo le nostre opinioni,
consumando peccati virtuali senza sospiri
per una sera o per sempre,
aspettando di vederci passare.
Non ci conforta un gesto, una parola,
un religioso silenzio.
Una voce corre verticale,
a fatica gli ultimi scalini
e un delirio epatico ci accompagna
nella notte piu’ breve… solstizio d'estate.
"Venerem sine Libero et Cerere frigere".
E un acquarello il cielo domattina.
21/06/2004

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