giovedì 23 ottobre 2008

Una piazza e mezzo


In principio erano uomini, due giovani attraenti,
un giunco verde e una vita da giocare al “Lotto”.
Pelo sul petto, sguardo precoce, eiaculazione pure.
Il destino gioca da solo, non chiede permessi.
Incontri, caramelle e qualche donna. Volgarità.
Lo stesso tetto sui capelli, la confidenza.
Lavoro, ideali, vino, arte e mondanità
quanto basta per sopravvivere.
Sere buttate con Lars von Trier,
a volte vissute con François Truffaut.
E poi… poi Paris. Ah! Paris Chéri...
Bienvenue. Colori di festa, giorni d'autunno inoltrato.
E vitrine e brasserie e croissant... comme c'est bon...
preferisco il parmigiano, Flaubert a Dumas.
Sant Germain, Champs Élysées e quanti regali noire.
Boulevard Saint Michel, Musée de l’Orangerie, sguardi fugaci
e Thierry Mordant su un francobollo.
Sorrisi muti e Monnalisa al Louvre quasi una banalità.
Jardins du Luxembourg, una sedia verde, un libro.
Bonjour ma douce amie. Comment-vas-tu?
Ah! Petit... comme la corneille vole.
Una birra che conviene e la notte cala il suo asso.
Notte in un loft, grosse vetrate, grassa umidità,
vapore e parole dolci sulle labbra.
Ombra e luce nella stanza, aria fredda
e lassù la luna gialla a dettar le danze.
Un quadro di Monet, un letto.
Un letto, una piazza e mezzo per due.
Gocce d’acqua, odore di maschio nelle narici,
pensieri cattivi nella mente impotente.
Città straniera, tenerezza e trasgressione.
Matisse non avrebbe mai ritratto Napoleone.
Vicini, troppo vicini. Brividi.
Brividi di freddo e paura...
Bel-Ami.Non è poi così lontano Pere Lachaise.
Balzac, Proust, Chopin... Oscar Wilde.
Perché rimanere ad un passo dalla consacrazione?
Perché fuggire nella normale schiuma della moralità?
Vicini, troppo vicini. Gemiti.
Vicini, le chiappe nude sotto le coperte
e il broccolo si erge maestoso come la Torre Eiffel.
Movimento tellurico del basso ventre. La presa della Bastiglia.
L’organo piange un grido di battaglia: è l'amplesso.
Calda adesso è la stanza, torna placido il sangue nelle vene.
Rumori pochi, gialla ancora la luna, profonda la notte.
Cela n'était pas si bête una voce tremante sussurra.
02/12/2004

Nessun commento: